Quando il dolore non passa
La legge dello Stato 38/2010, "Disposizione per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore", garantisce l’accesso alla terapia del dolore e il diritto a non soffrire ma la sua applicazione è ancora disomogenea.
Purtroppo spesso è la persona stessa a considerare il dolore con rassegnazione, come inevitabile e, quindi, da non combattere con precisi interventi.
Il dolore che diventa cronico non sempre è frutto di un'altra patologia o di un evento traumatico correlato ma tra le cause più comuni, vi sono il mal di schiena, l’artrite e la cefalea ricorrente. Altre cause di dolore sono le lesioni nervose (come la sciatica per ernia del disco), le lesioni vascolari e nervose post trauma o frattura, i disturbi nervosi dopo intervento chirurgico o per malattie che danneggiano la normale conduzione nervosa (come ad esempio alcolismo, herpes, tossine, infezioni o patologie auto-immuni). Altro discorso, invece, va fatto per il dolore legato a patologie di tipo oncologico.
Il dolore non trattato adeguatamente, oltre ad essere nocivo per la mente, indebolisce l’organismo, abbassa le difese immunitarie, crea dei veri e propri danni a tutti gli organi e può diventare limitante.
Recenti studi epidemiologici hanno stimato che in Europa circa 70 milioni di persone soffrono di dolore cronico e che quasi il 50% della popolazione nel corso della propria vita, si è dovuta confrontare con questa problematica.
Inoltre, com’è noto, la nostra società è caratterizzata da un progressivo invecchiamento demografico e gli anziani sono proprio gli individui più colpiti da patologie degenerative e bisognosi di cure palliative.
Infine, in tempi recenti è nata una categoria ancora più delicata, formata da minori affetti da malattie inguaribili; infatti, grazie ai moderni progressi medici, si è ridotta la mortalità dei bambini con patologie gravi e sono sempre di più quelli che hanno bisogno di assistenza speciale nelle varie fasi della vita. Dall’ultimo rapporto trasmesso dal Ministero della Salute al Parlamento risulta che i minori affetti da malattie bisognose della terapia del dolore sono raddoppiati negli ultimi dieci anni.
Che sia di tipo non solo oncologico, transitorio, acuto o da patologia cronica, per il cittadino italiano non provare dolore è un diritto esigibile, sancito da una legge di cui, tra i primi, il nostro Paese si è dotato tre anni fa.
L’obiettivo di questa norma è di porre in primo piano la persona che soffre, garantendo a lei e alla famiglia che l'assiste il sollievo e la dignità in ciascun ambito in cui si viva la condizione di dolore: in casa, in ospedale o altro ambiente sanitario. La legge prevede che vengano attivati, a seconda dei casi e dei bisogni specifici della persone che soffre, dei percorsi di cure palliative, terapie del dolore e assistenza domiciliare.
Purtroppo, però, anche in questo settore l’Italia è divisa in due e offre prestazioni molto diverse nelle varie regioni della nostra penisola. Per ridare autonomia e dignità alla persona che soffre è fondamentale dialogare con il proprio medico, che è tenuto ad ascoltare e registrare ogni piccolo segnale di dolore del paziente, al fine di orientarlo meglio verso la corretta terapia. All’occorrenza ci si può anche rivolgere ad uno dei Centri di Terapia del Dolore dislocati su tutto il territorio nazionale.
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